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Canone sugli affitti: come funzionava l’equo canoneL’equo canone, per gli immobili residenziali ad uso abitativo (vedi anche Imu seconda casa), è stato superato dalle varie forme dei contratti di locazione a regime agevolato, introdotte con le stesse motivazioni, cioè quelle di risolvere l’emergenza abitativa, a partire dal 1998, rimanendo valido solo per i contratti diversi (come quelli di tipo commerciale, o destinati a funzioni produttive, erogazione servizi, ecc). Infatti la legge 392/78 è stata abrogata in tutte le parti per le locazioni di case dalla legge 431/98 che ha introdotto i due sistemi del canone libero o amministrato. Il tema dell’equo canone è tornato un po più attuale a seguito della sentenza della Cassazione la quale, nel 2012, ha stabilito che nella soluzione delle controversie, per quanto riguarda il calcolo della locazione rimesso nelle questioni giudiziarie al giudice, questi possa scegliere se tener conto della rendita catastale o del valore di mercato a sua discrezione. Questo senza dover restare vincolato all’equo canone o al classamento catastale, come invece avveniva precedentemente (anche nel caso di equo canone vigente). Equo canone, che cos’è e differenze dal canone amministratoCon la legge sull’equo canone il legislatore aveva voluto stabilire un tetto massimo di affitto che il locatario poteva stabilire nel contratto di locazione (vedi Tasse su affitto) (che dipendeva da una serie di fattori, che a loro volta si trovavano condizionati dalla città di riferimento, per cui l’equo canone di Roma era differente rispetto a Napoli, Milano, ecc). Con la sua abrogazione ha preso piede il contratto di locazione libero, ovvero dove le condizioni sono soprattutto sul piano economico stabilite con un accordo libero tra le parti. Ma con il canone libero è stato introdotto il canone amministrato che invece prevede delle limitazioni nella determinazione della durata e delle condizioni economiche, che è recentemente evoluto nel canone denominato concordato. Per quest’ultimo le condizioni economiche e non, e le eventuali agevolazioni per il locatore che le accetta, vengono comunque stabilite da un’amministrazione, che non è più lo Stato (come avveniva con l’equo canone), ma dalle amministrazioni locali, che meglio conoscono la situazione abitativa della propria zona. Come criteri di calcolo per quello concordato quindi si applicano principi simili a quello dell’equo canone, fermo restando le indicazioni delle varie amministrazioni, che possono variare in modo notevole, per cui è necessario informarsi presso gli appositi uffici comunali.
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