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Tasi, Tari ed Imu: ecco l’imposta unica comunale

L’imposta unica comunale è una tassa di tipo composito, con una doppia natura legata alla parte patrimoniale (Imu) ed a quella di “servizio” (Tasi e Tari). Duplici anche i destinatari del gettito andando l’Imu al governo centrale e la Tasi e Tari ai Comuni. Questi aspetti fanno si che non si possa in realtà parlare di una tassa esclusivamente “locale”, così come è errato definirla una service tax in senso stretto.

La Iuc è nata, almeno sulla carta, per portare ordine nella ridefinizione dell’imposizione fiscale pendente sugli immobili (di varia natura, dal residenziale al produttivo), e ad un paventato alleggerimento degli esborsi. Vediamo più precisamente.

Come funziona la Iuc?

Come detto, anche se si parla di imposta unica, di fatto si tratta di una tassa composta da tre parti differenti, dove l’Imu non è dovuta solo per l’abitazione principale non di lusso. Originariamente la Iuc doveva assorbire l’imposizione fiscale di tutte e tre le componenti, anche se si è poi scelto di sommare la Tasi alla Imu, decidendo che la somma delle loro aliquote non potesse superare l’aliquota massima della sola Imu.

I comuni possono ridurre o aumentare la componente Tasi, in base alle esigenze dei propri bilanci e per ‘far quadrare i conti’ sulla componente dei “servizi indivisibili”. Dal questo calcolo resta fuori la Tari, che invece è la tassa sulla raccolta dei rifiuti urbani e dello smaltimento, che doveva essere accorpata in un secondo momento (a partire dal 2015), e che nel suo debutto era quindi rimasta fuori.

Dalle ultime decisioni del governo centrale emerge invece una certa difficoltà nel procedere verso questa decisione, per cui l’ex Tares rimane ancora fuori, con i comuni liberi di definirne le aliquote, all’interno del tetto massimo stabilito dal governo, che rimane fuori dalla soglia invalicabile di Imu più Tasi.

Quali i vantaggi della Iuc: nessuna semplificazione, poca trasparenza e nessun risparmio

Andando a calcolare la Iuc, ci si accorge che nella grande maggioranza dei casi non si ottiene alcun risparmio, se non per la distribuzione delle somme da pagare nel caso di immobili dati in affitto (approfondimento Affitto con riscatto) tra occupante e proprietario (che rappresenta forse la sola novità). Molteplici le ragioni di questa situazione e cioè:

  • la soglia massima di sola Imu più Tasi è moto elevata (10,6%);
  • sono venute meno le possibili detrazioni per i figli a carico;
  • nel calcolo totale è comunque necessario tener fuori l’aliquota della Tari.

Inoltre l’ampia libertà lasciata ai comuni per compensare la riduzione di finanziamenti da parte del governo centrale (che vale tanto per i grandi centri come Milano o Roma, che per i comuni con appena 600 abitanti), ha spinto verso una possibile riduzione della Imu, compensata però con un aumento della Tasi. Per il 2015 comunque è stato congelato l’aumento inizialmente previsto proprio per quest’anno, lasciando la situazione sostanzialmente invariata rispetto all’anno precedente.

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